NOTTE FONDA
Sul limite verticale
strappo l’immagine
che mi vuole sviolinato.
Stendere lo stinco depilato,
sui rattoppi di memorie cave.
Non vedo la fatica,
non tocco la ripresa…
l’evidenza è un fantasma
che s’affaccia nelle mancanze di me.
Quello che scrivo è ciò che sono e quello che vedo è ciò che amo. Prima di quella notte, non avevo mai scritto poesie, né racconti. Adesso non riesco a farne a meno, forse mi sto chiudendo in un’altra gabbia. Ma è un gran bel volare.
2 Commenti:
bellissime poesie ricche d'interiorità e verità dell'anima. Essenziale la parola che sciolta vibra fino a farne "vedere "l'esistenza.
bravo.marzia carocci
Grazie Marzia...è un gran regalo sapere che le mie cose piacciono, è dura farsi leggere... le orecchie sono chiuse dalla logica di mercato... ma io continuo a far piovere lettere diverse dal cielo della parola.
Iago
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