lunedì, maggio 05, 2008

POETA APPESO


Sono entrato in quadro,
possedendo mille colori.
Com’è sgargiante modulare
frenetici umori.
Il pittore rimane ammutolito,
ho preteso il suo silenzio.
La sua piccola mente
non poteva prevedere
una profusa attitudine
al mescolamento.
Sapete quando l’ho fatto?
Al rientro da casa,
al termine dell’ennesima
innaffiata d’alcool.
Da tempo pregustavo
questa pacata profanazione.
Adesso niente può impedirmi
di incollare le mie carni
a quei principi d’imbratto.
Ti sto rendendo immortale amico d’arte…
non vedi che non sei compreso?
Con le mani sposto
il sole che hai animato.
Era troppo alto
lì non stava bene.
I colleghi d’eretta statura,
che dell’umana pretesa
ne vantificano la gloria ,
non vedono oltre il loro scroto.
Abbassa la sfera divina,
ponila in basso…
così possono quasi vederla.
In quanto a me,
fertile figlio di padre cieco
perdona l’improvvisata pazzia
sorella incestuosa di gemiti spietati
(invenata per estro conclamato)
entro braccia disossate
e destinate a future crocifissioni,
sui legni acerbi di mature trasfusioni.

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