IL DIFETTO
Sulle ali del mutismo,
l’amnesia cerca le prove
della tangibilità.
La sfera degli imprevisti,
è impalata da angolate
pianificazioni.
L’educazione è uno
scheletro purpureo
tramandato senza correzioni,
da generazioni
in richiesta d’origine.
Sulla terra di nessuno,
file di famiglie
abbracciano residui d’orfanità,
vedendo il rosario della fede
ammiccare alla giusta predica
per evitare il deterioramento dell’anima.
È la delega, la proscrizione
che vìola la lunga veduta
della veggenza. Premeditazione.
Codificazione. Monocromia.
Quante anime varcano il confine
del certo, solo per ascoltare il Credo?
Affrontare un ego irriverente,
sui ritmi di una vitale baldanza.
Giovane pazzia. Tempesta ormonale.
Dalle pendici del dolo avanzano,
le coatte intenzioni dei moralizzatori.
Acerrimi sostenitori delle
squadriglie dell’inconcludenza.
La rivelazione accetta il verbo
di un vangelo muto… per i campi
i modelli da seguire annaspano
nel fango della coerenza.
L’imprinting è solo una memoria
genetica da cancellare.
Emolisi assassina.
I legami di sangue rivendicano
carnalità, oltre la porzione
di cielo proibito alle virtù.
Altre aggiunte inquinano
la bellezza di un istinto…
in lontananza il ponte
della fede resta attonito
dinnanzi a tanta ostilità.
Dalla fabbrica del plagio
il medesimo reato è stato clonato,
e la famiglia domenicale
elargisce ora una veduta stanca.
L’immaginazione è reclusa
nello scrigno dell’oltraggio,
pronta ad essere dimenticata
da una mente poco accorta.
Poeti, artisti ed umili…
fantasmi di vittime immolate
sull’altare della codardia.
Condannati da sacerdoti
con l’ostia ai polsi.
Orologio liturgico
di una redenzione allo sbando.
Figli, madri e fratelli…
dov’è vostro padre?
Lo hanno visto comprare
l’omicidio giusto… giù al mercato
dei boia… incapace di provare amore.
La realtà sarebbe una gran cosa,
se almeno fosse vera…
distorte devastazioni
di semplici sembianze,
fresche allusioni
di imperanti nullità
-ad inasprire quel vanifico
concetto che è la vita-