venerdì, marzo 14, 2008

Quando mi sono trovato davanti al muro delle frasi di iago e dovevo fare una sorta di recensione, mi chiedevo, una sera tornando a casa, da dove sarei partito. Ammesso e non concesso che ogni scrittura abbia la sua ispirazione, questa che mi apprestavo a fare, che cercava di incorniciare la scrittura del poeta, avrebbe dovuto essere un capolavoro.
Immaginiamo di vivere tra 200 anni. Probabilmente potremo viaggiare nello spazio e magari la percezione umana dei problemi e delle vicende terrestri saranno così poco importanti che impiegheranno solo una minima parte del tempo vissuto. Ecco, sicuramente ci saranno disavventure anche tra tanti anni e magari la nostra astronave si perderà nel buco K (come lo chiamano i Chemical Brothers). In quel momento qualcuno dell’equipaggio starà leggendo un libro e quel libro sarà “Negativo a colori”.
La crescita perfetta è solo un miraggio… il demone è ancora dentro, leggo, interpreto come farebbe l’uomo che starà correndo per allenarsi nell’ambiente virtuale-profumato-caldo. All’improvviso si accorgerà di nuotare in assenza di gravità, il suo corpo non avrà più peso, ma le parole che si compongono dritte nella sua visuale preferita… be’ quelle sì che lo faranno riflettere.
Ho creato estatiche meraviglie e fitti misteri per offrire un futuro ad una speranza chiamata genere umano, le parole schizzeranno come titoli di coda televisivi. Il generatore a quel punto avrà già perso inesorabilmente potenza e l’equilibrio sarà impossibile. In quel preciso istante la proiezione si stopperà sulla frase: Non capite perché io voglio unirmi a voi? E continuerà a lampeggiare fino a quando l’uomo scoprirà di essere parte di una sofferenza poetica immane che scavalca archi temporali e amore, solitudini e onde alla deriva. A causa degli scossoni andrà a sbattere il naso, subirà un dolore mai provato prima, guarderà il fiotto di sangue rigare la mano e le linee che una maga avrebbe letto positivamente.
Sono indispensabili due occhi nuovi per vedere dentro, continuava a leggere a carponi, vicino alla fine, gomito a gomito con l’ignoto.
Chi ci aveva mai pensato prima? Aveva passato ore ed ore con La fata dei denti che diventava sempre La strega dei rapporti orali. Era l’unico vizio permesso su quella maledetta astronave. Lui non aveva mai conosciuto la vita vera. Era nato e cresciuto lì. Rifletteva in compagnia di una lacrima e allora capì che lui amava quella figura femminile. Andrà tutto in malora, è appurato, e i rumori che noi oggi non possiamo nemmeno immaginare saranno come una eco, è l’eco di te, è l’eco di te, lo percepisco da ogni dove.
Non penserà a quanto di bello ha dentro, a quale crescita culturale sia arrivato. No. In quell’ultimo istante saprà, bene o male, di aver vissuto e di aver desiderato scrivere lui stesso quelle parole. Parole che da sole non hanno significato alcuno, ma che posizionate in un certo modo lanciano un messaggio chiaro: “Non ho nessuno con cui parlare, nessuno con cui vivere… ma cerco qualcuno con cui morire in pace”.

Riccardo Massetti (conduttore del programma Poetry Express- TV Sky)